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I sistemi economici dei paesi dell’Europa Occidentale stanno affrontando un passaggio assai delicato e non solo per il mutare del contesto economico globale, ma anche per fattori endogeni relativi alle caratteristiche strutturali dei rapporti impresa/famiglia. In Italia in particolare, motivi anagrafici fanno sì che la generazione di im-prenditori affermatasi nell’immediato dopo guerra si trovi a non poter più eludere il confronto con il momento del passaggio delle consegne. Quanto critica sia questa fase è testimoniato da due semplici dati della Commissione Europea: solo il 33% delle aziende…mehr

Produktbeschreibung
I sistemi economici dei paesi dell’Europa Occidentale stanno affrontando un passaggio assai delicato e non solo per il mutare del contesto economico globale, ma anche per fattori endogeni relativi alle caratteristiche strutturali dei rapporti impresa/famiglia. In Italia in particolare, motivi anagrafici fanno sì che la generazione di im-prenditori affermatasi nell’immediato dopo guerra si trovi a non poter più eludere il confronto con il momento del passaggio delle consegne. Quanto critica sia questa fase è testimoniato da due semplici dati della Commissione Europea: solo il 33% delle aziende supera il primo passaggio generazionale, percentuale che si riduce al 15% al secondo passaggio. La situazione italiana, che da questo punto di vista non si discosta da quel-la europea, presenta però, anche per effetto del più recente processo di indu-strializzazione, alcune peculiarità: –il 53% degli imprenditori è over 60 anni; –fortissima prevalenza di imprese familiari (oltre il 90%), dove l’imprenditore od il suo nucleo familiare esercitano un forte accentramen-to gestionale; –dimensione ridotta (il 98% ha meno di 20 dipendenti); –sovente le imprese hanno una scarsa capitalizzazione; –i beni “aziendali” e quelli “familiari”, spesso, non hanno una chiara suddi-visione, non solo a livello di poste contabile, ma anche, e soprattutto, nella sensibilità dell’imprenditore; –il patrimonio immobiliare familiare è spesso inserito o nell’azienda od in sue società partecipate; –le posizioni di management spesso sono un “diritto ereditario”, con con-seguente scarsa presenza e valorizzazione di management esterno autore-vole che possa validamente assistere l’impresa nella fase del passaggio”; –contrariamente ad altri paesi, anche di civil law, il quadro normativo ita-liano ha solo timidamente iniziato ad introdurre istituti giuridici rispon-denti ai nuovi modelli di famiglie “plurime” od “allargate” che si vanno sempre più diffondendo; –la forte richiesta di nuovi strumenti per regolare i mutati rapporti intra-generazionali causati dall’allungamento della vita media che, per la prima volta, portano a coesistere, fianco a fianco, più generazioni nell’attività d’impresa. Sin dai primi incontri della Commissione Asam dell’Università Cattolica del Sacro Cuore sul Passaggio Generazionale che ho l’onore di presiedere, è immediatamente emerso che la gestione di tali criticità è resa più complessa dall’incidenza di fattori “non quantitativi”. La scelta del “successore” ad esempio, ha forti implicazioni psicologiche. In questa fase l’imprenditore si confronta da un lato con lo spettro della pro-pria caducità, ma dall’altro, con gli interessi e le aspettative molto “terrene” dei vari eredi... Ci è apparso significativo che tale percezione, che personalmente avevo maturato nel corso della mia esperienza lavorativa nell’ambito della Direzio-ne Private del Gruppo UBI Banca, fosse fortemente condivisa da tutti i colle-ghi Commissari, indipendentemente dal loro specifico profilo professionale. Peraltro l’interesse che, speriamo, i lavori della Commissione “Generazio-ne Protetta” e del libro che ne raccoglie le riflessioni possono suscitare, risiede proprio nell’approccio “multidisciplinare”, derivante dalla diversa specializ-zazione dei vari Commissari coinvolti (Commercialisti, Fiscalisti, Avvocati, Fiduciarie, Banche, Private Equity, Trustee) e come elemento qualificante, integrati con l’intervento di due psicologi dell’Univer¬sità Cattolica di Mila-no. Abbiamo infatti la consapevolezza che sono stati pubblicati altri lavori, più che esaurienti, sul passaggio generazionale e sui relativi strumenti. Quello che secondo noi mancava era un’opera rivolta direttamente agli “utenti finali”, e che si approcciasse alle sue problematiche dal LORO punto di vista. Un’opera che non partisse dagli strumenti, ma dai BISOGNI, più o meno manifesti, che portano l’imprenditore alla decisione di affrontare il problema del passaggio generazionale.