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Durante il genocidio del 1994 furono uccisi più di mezzo milione di tutsi e hutu moderati. Questo libro presenta uno studio sull'insegnamento della storia in questo contesto complesso. Il governo del Ruanda (GoR) ha istituito una moratoria sull'insegnamento della storia fino a quando non sono stati scritti nuovi libri e da allora domina il discorso pubblico sulla storia. Unità e riconciliazione sono diventate la dottrina ufficiale. Questo studio esplora il sistema scolastico come istituto di memoria e quindi come possibile strumento per promuovere la dottrina ufficiale. Accanto al sistema…mehr

Produktbeschreibung
Durante il genocidio del 1994 furono uccisi più di mezzo milione di tutsi e hutu moderati. Questo libro presenta uno studio sull'insegnamento della storia in questo contesto complesso. Il governo del Ruanda (GoR) ha istituito una moratoria sull'insegnamento della storia fino a quando non sono stati scritti nuovi libri e da allora domina il discorso pubblico sulla storia. Unità e riconciliazione sono diventate la dottrina ufficiale. Questo studio esplora il sistema scolastico come istituto di memoria e quindi come possibile strumento per promuovere la dottrina ufficiale. Accanto al sistema scolastico formale, l'autore esplora anche i modi più informali di "insegnare" e "definire" la storia ruandese attraverso il discorso pubblico. Questo studio descrive le strategie intraprese dal GoR nel promuovere una memoria collettiva e un'identità nazionale, ma anche le tensioni esistenti intorno alla narrativa storica ufficiale. Questo studio dovrebbe contribuire al dibattito sulla relazione tra conflitto e memoria collettiva e sul ruolo delle scuole come importante istituzione della memoria, e dovrebbe essere utile per i professionisti della storia, delle relazioni internazionali o delle scienze politiche, o chiunque altro interessato alla politica di memoria 'in Ruanda.
Autorenporträt
Sanne Bijlsma holds a Master's degree in Conflict Resolution and Governance (University of Amsterdam). She conducted research in several post-conflict states and worked with Cordaid, a development organisation, for their women and violence programme in West-Africa. She is currently a policy advisor on migration and a municipal councillor.