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Il giovane Jorgj rientra nel suo paese di origine e ben presto si scontra, elemento ormai estraneo, con l'antico retaggio dei padri che tramanda alla comunità un ordinamento sociale arcaico, fatto di orgoglio, silenzio e regole interpersonali non scritte. La storia è sapientemente introdotta tramite un flasback intenso che dalla fine quasi certa del protagonista, ormai chiuso in casa ad attendere la morte, porta il lettore lungo il sentiero della sua vita e del suo contrastato amore per la giovane Columba. Oltre ogni meccanismo legato al plot narrativo, il romanzo della Deledda propone…mehr

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Produktbeschreibung
Il giovane Jorgj rientra nel suo paese di origine e ben presto si scontra, elemento ormai estraneo, con l'antico retaggio dei padri che tramanda alla comunità un ordinamento sociale arcaico, fatto di orgoglio, silenzio e regole interpersonali non scritte. La storia è sapientemente introdotta tramite un flasback intenso che dalla fine quasi certa del protagonista, ormai chiuso in casa ad attendere la morte, porta il lettore lungo il sentiero della sua vita e del suo contrastato amore per la giovane Columba. Oltre ogni meccanismo legato al plot narrativo, il romanzo della Deledda propone personaggi vivi, ideali e allo stesso tempo reali, calati in un contesto nel quale il "mito" della comunità arcaica, ormai mito tolstoiano dell'umanità, gioca un ruolo importante.

Maria Grazia Cosima Deledda è nata a Nuoro, penultima di sei figli, in una famiglia benestante, il 27 settembre 1871. E’ stata la seconda donna a vincere il Premio Nobel per la letteratura, nel 1926. Morirà a Roma, all'età di 64 anni, il 15 agosto 1936.
La narrativa della Deledda si basa su forti vicende d'amore, di dolore e di morte sulle quali aleggia il senso del peccato, della colpa, e la coscienza di una inevitabile fatalità. È stata ipotizzata una somiglianza con il verismo di Giovanni Verga ma, a volte, anche con il decadentismo di Gabriele D'Annunzio, oltre alla scrittura di Lev Nikolaevic Tolstoj e di Honoré de Balzac di cui tra l'altro la Deledda tradusse in italiano l'Eugenia Grandet. Tuttavia la Deledda esprime una scrittura personale che affonda le sue radici nella conoscenza della cultura e della tradizione sarda, in particolare della Barbagia.