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Uno dei fattori che impedirono all'Italia di entrare a far parte, insieme con le altre nazioni europee, della moderna società industriale fu la mancanza di fonti di energia abbondante e a buon mercato. In Italia la sostituzione del petrolio con il carbone avvenne più velocemente che non in altri paesi europei: la posizione geografica dell'Italia rese più conveniente l'utilizzo del greggio mediorientale che non del carbone proveniente dall'Europa centrale; inoltre, l'Italia, era pressoché priva di giacimenti carboniferi (quelli presenti in Sardegna erano insufficienti in termini quantitativi e…mehr

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Produktbeschreibung
Uno dei fattori che impedirono all'Italia di entrare a far parte, insieme con le altre nazioni europee, della moderna società industriale fu la mancanza di fonti di energia abbondante e a buon mercato. In Italia la sostituzione del petrolio con il carbone avvenne più velocemente che non in altri paesi europei: la posizione geografica dell'Italia rese più conveniente l'utilizzo del greggio mediorientale che non del carbone proveniente dall'Europa centrale; inoltre, l'Italia, era pressoché priva di giacimenti carboniferi (quelli presenti in Sardegna erano insufficienti in termini quantitativi e qualitativi, a causa della presenza di alte percentuali di zolfo) e quindi non si dovette affrontare, se non in misura limitata, il problema della riconversione del capitale finanziario e umano utilizzato nell'estrazione del carbone, né conseguenti problemi sociali che sarebbero derivati dalla riduzione delle attività estrattive. I paesi europei ricchi di carbone, come Belgio, Francia, Germania e Gran Bretagna, preferirono non abbandonare in tempi rapidi l'utilizzo di questa risorsa naturale, sia per non rinunciare alla sicurezza degli approvvigionamenti che derivava dalla presenza di importanti giacimenti all'interno del loro territorio, sia per evitare le difficoltà di carattere economico e sociale che sarebbero sorte da una rapida transizione. L'Italia importava quasi tutto il suo fabbisogno di petrolio, il che contribuiva ulteriormente a ridurre la bilancia valutaria e a limitare l'espansione. In questa situazione, Enrico Mattei sfidò le cosiddette “Sette sorelle”.