
La società come verdetto. Classi, identità, traiettorie
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E se l'identità non fosse una scelta privata ma il riflesso di una sentenza collettiva? In questo saggio limpido e tagliente, Didier Eribon mostra come la società assegni posti, tracci confini e pronunci 'verdetti' che si imprimono nelle vite e spesso le inchiodano. Dalla propria traiettoria di 'transfuga di classe' - un ragazzo gay cresciuto in una famiglia operaia nella Francia del dopoguerra - l'autore indaga vergogna e colpa non come responsabilità individuali, ma in quanto risposte apprese dai dispositivi dell'esclusione. Intrecciando autobiografia e analisi teorica, Eribon dialoga con...
E se l'identità non fosse una scelta privata ma il riflesso di una sentenza collettiva? In questo saggio limpido e tagliente, Didier Eribon mostra come la società assegni posti, tracci confini e pronunci 'verdetti' che si imprimono nelle vite e spesso le inchiodano. Dalla propria traiettoria di 'transfuga di classe' - un ragazzo gay cresciuto in una famiglia operaia nella Francia del dopoguerra - l'autore indaga vergogna e colpa non come responsabilità individuali, ma in quanto risposte apprese dai dispositivi dell'esclusione. Intrecciando autobiografia e analisi teorica, Eribon dialoga con Bourdieu ed Ernaux, con Beauvoir e Sartre, con la letteratura del Novecento e la sociologia contemporanea, per mostrare come i giudizi sociali abitino i corpi e plasmino le soggettività. Ne scaturisce un libro che rinnova l'indagine sui meccanismi di classe e illumina il ruolo decisivo - e ambivalente - delle istituzioni, dalla scuola alla giustizia, fino alla politica. 'La società come verdetto' smonta l'ideologia meritocratica, mette a nudo il peso delle etichette e indica come riappropriarsi criticamente del proprio passato per trasformare il presente. È un invito a riconoscere ciò che ci determina per poterlo finalmente cambiare.