
Il giocatore
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Un giovane precettore viene posseduto dal demone del gioco d'azzardo. Il racconto diventa così la narrazione di un'ossessione descritta con lucida genialità dal giocatore stesso. L'incalzante ritmo narrativo segue passo passo l'incrinarsi del destino. Poi uno stacco temporale e il lettore è proiettato d'improvviso in un'intricata matassa di rapporti di cui il protagonista cerca disperatamente il bandolo. La tecnica narrativa procede per interrogativi, supposizioni, indizi, suscitando un'atmosfera di autentica suspense che si risolve solo alla fine, quando il racconto perde il ritmo convulso e premette al lettore di sciogliere dubbi ed enigmi.
La vicenda de "Il giocatore" (1867), romanzo tra i più autobiografici di Dostoevskij, è narrata sotto forma di diario dal protagonista, Aleksej, giovane precettore nella casa di un generale russo residente in una stazione termale tedesca. Accolto nella variopinta corte di parassiti che ruota attorno al generale ormai in rovina, il precettore si lascia conquistare dal demone del gioco e diventa un professionista del rischio che subisce impassibile vincite e perdite e accetta la buona e la cattiva sorte con la stessa indifferenza, la stessa nobiltà, la stessa imperturbabile calma. Di fronte al rifiuto altezzoso di Poline, la donna che ama, cui vorrebbe donare una enorme somma vinta alla roulette, il protagonista decide di partire per Parigi con l'avida mademoiselle Blanche, che dilapida tutto il denaro prima di congedarlo. Il suo destino è segnato: Aleksej si trascinerà da un casinò all'altro, con qualche parentesi in prigione, e con la speranza, forse fatalmente illusoria, che «domani, domani tutto finirà». Introduzione di Fausto Malcovati. Traduzione e note di Gianlorenzo Pacini.